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Hannah Arendt

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Il film "Hannah Arendt" (2012) Il film racconta un periodo cruciale della vita della filosofa tedesca Hannah Arendt, concentrandosi in particolare sulla sua copertura giornalistica del processo a Adolf Eichmann (gerarca nazista), tenutosi a Gerusalemme nel 1961. Arendt, inviata del settimanale The New Yorker, scrisse una serie di articoli che furono poi raccolti nel libro "La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme" (1963). Temi centrali del film: Il dibattito etico e politico sollevato dalle sue tesi su Eichmann Il contrasto con la comunità ebraica , che l'accusò di insensibilità e tradimento Il conflitto interiore tra pensiero critico e appartenenza Il ruolo del pensiero e della responsabilità individuale nella storia La solitudine del filosofo che sceglie di dire la verità, anche scomoda Il film è intenso e riflessivo: non ha azione o effetti speciali, ma riesce a trasmettere la forza del pensiero e il dramma morale del Novecento. Mostra anche l'Aren...

Marcuse e Benjamin: la denuncia delle contraddizioni del presente

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Marcuse e Benjamin: la denuncia delle contraddizioni  del presente MARCUSE La repressione dell'individuo nella civiltà industriale: Herbert Marcuse, esponente della Scuola di Francoforte e figura centrale del pensiero critico degli anni Sessanta, denuncia la repressione "addizionale " dell'individuo operata dalla società industriale capitalista. A differenza di Freud, per cui la repressione era inevitabile, Marcuse ritiene che l’eccessiva subordinazione dell’uomo al principio di prestazione lo abbia alienato , riducendolo a semplice strumento produttivo. La sessualità viene ridotta a funzione utilitaristica e l’uomo finisce per accettare questa condizione come normale , in un processo di autorepressione . Prometeo diventa simbolo di questa razionalità produttiva alienante. Le possibili vie per superare la repressione Marcuse individua tre vie di salvezza : L’arte : come espressione non alienata dell’uomo , è simbolo di libertà e  creatività . La figura di Orfeo rapp...

Sartre e l'esistenzialismo come umanismo

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 SARTRE E L'ESISTENZIALISMO  COME UMANISMO Uno dei pensatori più influenti del Novecento Jean-Paul Sartre sviluppa un esistenzialismo ateo e umanistico , in netto contrasto con l'approccio trascendente di Kierkegaard o Jaspers . Rifiuta ogni salvezza esterna all’uomo: solo noi possiamo dare senso alla nostra esistenza . Filosofava fuori dalle accademie, tra caffè e vita quotidiana, incarnando l’impegno politico e culturale. Fu vicino al femminismo, sostenne lotte contro il colonialismo e scrisse opere famose come L’essere e il nulla (1943), Il muro (1939) e La nausea (1938). L'analisi della coscienza Sartre riprende la fenomenologia per analizzare la coscienza come "essere per sé" , contrapposta alle cose, che sono "essere in sé" . La coscienza è libertà , in quanto p uò sempre trascendere il dato e negarlo , creando nuovi significati. Da qui deriva l’idea che la coscienza è "nulla" , ovvero possibilità di negare e progettare. L'angosc...

Heidegger e la questione ontologica

HEIDEGGER E LA QUESTIONE ONTOLOGICA La svolta del pensiero heideggeriano: Heidegger segna una svolta nel suo pensiero a partire dalla seconda metà degli anni ’30, espressa chiaramente in scritti come Hölderlin e l’essenza della poesia (1937) e La questione della tecnica (1954). Egli critica la filosofia occidentale per aver cercato il senso dell’essere a partire dagli enti, cadendo così in una forma di metafisica che ha finito per obliare (dimenticare) l’essere stesso. Secondo Heidegger, l’essere non è un ente supremo né un semplice fondamento, ma qualcosa che si manifesta solo nella misura in cui viene pensato nella sua differenza ontologica rispetto agli enti. Occorre dunque un nuovo linguaggio, più poetico e meno tecnico, capace di rispettare questa alterità dell’essere. Il tentativo di uscire dalla logica metafisica: Heidegger rivede categorie fondamentali della metafisica, come quella di soggetto, fondamento e verità. Nell’Essere e tempo, l’esserci era visto come progetto e apertu...

Heidegger e il problema dell' "esserci"

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 HEIDEGGER il problema dell' "esserci" Gli studi e l’originale interpretazione della fenomenologia: Martin Heidegger nacque nel 1889 a Messkirch. Inizialmente orientato verso la carriera religiosa, abbandonò l’idea di diventare gesuita per motivi di salute. Studiò teologia, matematica e scienze naturali all’Università di Friburgo, prima di dedicarsi alla filosofia. Si avvicinò al pensiero filosofico leggendo Brentano e Husserl, del quale divenne assistente nel 1919. Ottenne l’abilitazione all’insegnamento universitario (libera docenza) con una tesi su Duns Scoto. Nel 1923 fu nominato professore straordinario a Marburgo, dove maturò la sua riflessione originale. Nel 1927 pubblicò Essere e tempo, un’opera che applica in modo innovativo il metodo fenomenologico, spostando l’attenzione sull’essere e sull’esistenza umana. Ebbe tra i suoi allievi pensatori come Hans-Georg Gadamer, Karl Löwith e Hannah Arendt. Nel 1933 aderì al nazismo e fu nominato rettore dell’Università di Fr...

Husserl: il metodo fenomenologico

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 IL METODO FNOMENOLOGICO DI HUSSERL L’epoché fenomenologica: Husserl elabora un metodo fenomenologico per risalire all’esperienza originaria da cui si costituisce il senso del mondo. Questo metodo si basa sull’epoché, cioè la sospensione del giudizio naturalistico (cioè della credenza nell’esistenza oggettiva del mondo così come ci appare), non per negare la realtà, ma per mettere tra parentesi le convinzioni abituali e osservare i fenomeni così come si danno alla coscienza. La coscienza è considerata intenzionale, cioè sempre diretta verso un oggetto. È strutturata secondo una polarità: una componente soggettiva (noèsi, gli atti coscienziali) e una oggettiva (noèma, il contenuto intenzionale). La fenomenologia descrive questi vissuti intenzionali e le loro strutture essenziali. Il processo di costituzione del senso delle cose: I significati e i valori degli oggetti non sono dati in modo oggettivo e definitivo, ma si costituiscono nella relazione tra soggetto e oggetto, all’interno...

Kierkegaard: le possibilità e le scelte dell'esistenza

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 KIERKEGAARD le possibilità e le scelte dell'esistenza Gli anni tormentati della giovinezza: Søren Kierkegaard, nato nel 1813 a Copenaghen, cresce in un ambiente familiare segnato da una profonda religiosità luterana e da un forte senso del peccato. Il padre, Michael Pedersen Kierkegaard, uomo colto ma tormentato, era convinto di aver attirato la collera divina sulla famiglia per aver maledetto Dio in gioventù. Trasmette al figlio un senso di angoscia esistenziale e di colpa. Queste esperienze segnano profondamente Søren, che svilupperà una visione tragica della vita. La rottura del fidanzamento con Regina Olsen, nel 1841, rappresenta un momento decisivo: Kierkegaard sceglie di dedicarsi interamente alla filosofia e alla religione, rinunciando alla vita borghese e familiare. La ricerca filosofica come impegno personale: Kierkegaard si laurea con una tesi sull’ironia, intitolata Il concetto di ironia in riferimento costante a Socrate, dove distingue tra ironia socratica e quella rom...